Mentirei se affermassi di conoscere José Carlos Soares e la sua poesia da molto. No! ho conosciuto José quando ricevetti l’antologia portoghese di Antonia Pozzi. In quell’agile libro (qui recensito da Serena Cacchioli) José consegnava una interessante introduzione alla prima traduzione in portoghese della Pozzi, dove ‘interessante’ non va inteso solo in funzione del libro che l’accoglie, ma pure, col senno di poi, per una prima identificazione di José come poeta.
Le cinque poesie tradotte con passione e competenza da Serena Cacchioli (e con una punta di orgoglio mi piace sottolineare che cominciamo a colmare un silenzio che dura dal 1986, anno della prima traduzione in rivista, in Italia) portano in luce con una certa forza il profondo legame tra il poeta portoghese e la poetessa italiana; come se José Soares fosse riuscito là dove molti poeti italiani, da sempre dichiaratisi lettori della Pozzi, hanno fallito: farsi carico della lezione morale di Antonia e continuarla nel tempo.
Questo aspetto, insieme a un intenso lirismo, mi colpì immediatamente non appena José mi diede modo di conoscerlo meglio, attraverso le poesie raccolte in Este perder-se, piccola antologia che ripercorre la sua produzione dai primi anni Ottanta del secolo scorso fino al 2006.
Si tratta di una ricca in tutti i sensi produzione che meriterebbe di essere conosciuta anche dal pubblico italiano, spesso – e non a torto – portato a riconoscere nelle voci d’oltre confine quella limpidizza e onestà poetica venuta meno in molte delle nostre voci consolidate.
La poesia è un dialogo continuo tra l’uomo e la vita, tra l’uomo e il suo simile. La traduzione amplia il dialogo. (f.m.)
Da: Do lado de fora, José Carlos Soares, Edições 50 kg, Porto
I.
Hoje,
deixarei que sopre
um bravo vento
no coração. À janela
das coisas silenciosas,
os cães
hão-de ladrar-me
entre infância e morte
a poesia.
Oggi,
lascerò che soffi
un vento burrascoso
nel cuore. Al davanzale
delle cose silenziose,
i cani
mi dovranno abbaiare
tra infanzia e morte
la poesia.
II.
Hei de evitar
as análises, sossegar
a torrente dos sentidos
que enlaçam a razão.
Deixar molhadas
no campo as palavras
como um ramo de mansas
cicatrizes.
E dar
à pesada alegria da esperança
o tímido sorriso
de quem recebe a graça
mas não a dádiva.
Devo evitare
le analisi, placare
il flusso di sensi
che allaccia la ragione.
Lasciare bagnate
sui campi le parole
come un ramo di innocue
cicatrici.
E dare
alla pesante allegria della speranza
il timido sorriso
di chi riceve la grazia
ma non il dono.
III.
Enfeitada a morte
de grandes tílias
e crepúsculo, abraço
os pequenos bichos
inconcebíveis. Páginas
acesas
da mais íntima
biografia. Sedas,
espinhos, erros
de cálculo, navios.
Adornata la morte
di grandi tigli
e crepuscolo, abbraccio
le bestioline
inconcepibili. Pagine
accese
della più intima
biografia. Sete,
spine, errori
di calcolo, navi.
IV.
Amanhã não sei
se me contemplam
as coisas, se de novo
voltará
a miragem desse nada
amachucado. Errante
astro absurdo
as mãos nos bolsos
sobre o soalho
rangendo
vou.
Domani non so
se mi contemplano
le cose, se di nuovo
tornerà
il miraggio di questo nulla
sgualcito. Errante
astro assurdo
le mani in tasca
su un pavimento di legno
scricchiolando
vado.
Da: Chão de vespas, José Carlos Soares, Porto
V.
Vem com ela
um resto de pão
de pássaros, sandálias
e poeira da catástrofe. Lenta
vem
atravessando a mão
do meu cansaço, o dia
atrás do dia, o cântaro
quebrado
no regaço.
Viene con lei
un resto di pane
d’uccelli, sandali
e polvere della catastrofe. Lenta
viene
ad attraversare la mano
della mia stanchezza, il giorno
dietro al giorno, l’orcio
infranto
in grembo.
Chão de Vespas è stato pubblicato dall’autore a Porto, nel maggio 2005; mentre Do lado de fora è stato pubblicato nel 2012 dalle Edizioni 50kg di Porto.
L’antologia Este perder-se, che raccoglie testi dal 1981 al 2006, selezionati da Manuel de Freitas, è stata pubblicata a Porto nel 2011 presso Orgal Impressores. Soares è anche autore della prefazione alla traduzione portoghese delle poesie di Antonia Pozzi, Morte de uma estação, Ed. Averno, 2012.
Nel 1986 sue poesie vennero tradotte in italiano e pubblicate nel trimestrale “Il Cobold”.
11 risposte a “Cinque poesie di José Carlos Soares tradotte da Serena Cacchioli”
Fra i poeti portoghesi conoscevo soltanto
Eugenio De Andrade e il grande
Fernando Pessoa. Di Soare non conoscevo
neanche l’esistenza, tuttavia da quel
poco che si legge in questa breve
presentazione, mi pare di intravedere
una voce poetica che ben figura
nella tradizione portoghese. ud
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ma che belle!
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Grazie!
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Poesie davvero toccanti. Grazie per il post :)
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oh my god, it’s very good, the verse of dogs. insomma m’è piaciuta soprattutto la prima.
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grazie a voi.
grazie a José per avermi fatto dono delle sue poesie l’estate scorsa.
grazie a Serena per avere accolto il mio invito a tradurle.
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grazie Fabio per questo post.
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é maravilhoso ver aqui o José Carlos Soares retratado desta forma.
um grande poeta,
obrigado.
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Uomo e poeta estremamente sensibile e profondo , le sue poesie meritano di essere conosciute ovunque.
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[…] riprende sin dal titolo la seconda edizione degli studi di Vecchio, ritroviamo il poeta-traduttore José Carlos Soares e la traduttrice Serena Cacchioli, da anni impegnata nello studio e nella divulgazione della poesia […]
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Veramente bella senza fiatto sn rimasta
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